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discorso all'ufficio oggetti smarriti by alessandra_baldoni

Finalità del progetto, ovvero l’àncora d’un corrimano.
Attraverso la pratica della parola poetica vorrei, tornare nei luoghi fisici ed emotivi della memoria, percorrere le stanze del ricordo, trovare le chiavi giuste per aprire serrature dell’anima ed entrare in spazi dimenticati o allontanati, smarriti o trascurati. Percorrere gli scantinati del cuore ed esercitarsi all’ascolto, al movimento verso l’interno di contro ad un’esistenza che ci spinge all’esterno e all’accumulo di cose, pulire lo sguardo dal sovraffollamento delle immagini per portarlo alla pagina bianca, per muoverlo al recupero della parola sommessa, dello stato d’animo lasciato indietro, dell’esperienza stra-ordinaria, della fotografia scelta perché ha un posto nel personalissimo album dei sentimenti.
“Discorso all’ufficio oggetti smarriti” è un discorso fatto con una parola altra che non ha nulla a che vedere con la parola-oggetto che utilizziamo quotidianamente - parola che si consuma rapidamente, che afferra e getta le cose, che spesso serve a possedere e che velocemente si annienta e svuota - ma è una parola che evoca e carezza, che rispetta il mistero di ciò che sfiora:
è intera, integra, scelta e pronunciata nel silenzio, è una parola “personale” il cui etimo ha radici nell’esperienza emotiva del singolo e ne ribadisce la differenza e unicità. La poesia è l’àncora del corrimano, è la possibilità di essere altrimenti, di nominare in modo creativo il mondo. La parola poetica è parola che narra, che dà senso all’accadere, che fa di un insieme di fatti ed episodi casuali una storia intima e soggettiva.

Alessandra Baldoni Zoe Balmas, Cristina Ippoliti, Francesco Piccolo, Andreea Tepes Billa, Martina Tribioli, Giuseppe Velocci, Matteo Vinti, Carla Vitale, Alessandra Baldoni

martedì 13 novembre
pomeriggio

il setaccio
Il setaccio è uno strumento che serve per pulire e cercare, per scartare ciò che non serve. La parola sarà il setaccio per immergersi nelle acque scomposte e scure dell’esistenza e trovare piccoli frammenti d’oro. Attraverso letture e immagini gli studenti saranno stimolati a camminare all’indietro nella memoria fino a fermarsi in una stanza particolarmente significati per restarvi, per ritrovare qualcosa del loro vissuto che era stato messo da parte e cercare un modo per narrarlo a se stessi e a gli altri. In questo senso, l’oggetto prezioso che ho chiesto loro di scegliere, è stato la porta da aprire per tornare indietro nella memoria, tornare dentro il cuore, attraversare gli anni e scegliere una storia, la piccola pepita d’oro da mostrare al gruppo. Il mio dono ai ragazzi: “il set per giovani scrittori”- composizione: carta da pacchi da scartare, un diario da riempire, penne per scrivere. Ora siamo pronti per partire.

martedì 20 novembre
pomeriggio

l’ ospite
“L’ospite” è qualcuno che ha abitato in noi, è colui che ha preso dimora nel nostro cuore. “L’ospite” è entrato nelle nostre stanze, ha lasciato segni e cose. La terza lezione vuole lavorare sul concetto di assenza e mancanza riferito ad un sentimento provato, a qualcosa che affettivamente ha peso, un peso non misurabile ma rintracciabile in tracce, in cose che sopravvivono alla persistenza di uno stato e che restano lì a parlarci.
E che spesso ci portano dentro quelle stanze ora disabitate. Le cose chiamano e dare loro un posto è rispondere, salvarle dalla dimenticanza senza rimanerne prigionieri. Scrivere sull’ospite è raccontare la parte debole, è aprire feritoie sul cuore. Ma è “dare giusta forma”, è scrivere d’amore. Ho chiesto ai ragazzi di portarmi un “reperto”d’amore dentro le bustine salva-cose-sentimentali che l’ufficio oggetti smarriti aveva loro debitamente consegnato e di preparare una”love story play list”con dieci canzoni legate in qualche modo all’amore.

martedì 27 novembre pomeriggio

La scatola delle storie
Dall’archivio dell’ufficio oggetti smarriti sono arrivate scatole contenenti oggetti misteriosi. Gli
studenti sono stati invitati a lavorare con questi oggetti, a determinarne un’immaginaria provenienza e appartenenza, a raccontare come e perché sono stati
perduti. Questo ha permesso loro di mettersi alla prova, di confrontarsi con l’imprevisto e di costruire una storia partendo da qualcosa di “estraneo”che va interpretato e cui va dato un senso.
All’inizio ho donato loro un mio libro di poesie, “Albergo” , dentro il quale hanno trovato scritto un “codice di casualità” composto da lettere e numeri. Ad ogni codice corrisponde una scatola. L’oggetto che è capitato loro è stato assolutamente casuale. In seguito ai ragazzi ho chiesto di scrivere sulla sensazione data da delle foto in bianco e nero fatte da me e li ho invitati a creare una storia a partire da un’immagine.
“Studiate ciò che avete “davanti al naso”. Se diciamo “geranio” anziché “fiore”, penetriamo
più a fondo in ciò che è qui ed ora. Più riusciamo ad avvicinarci a quello che abbiamo davanti
al naso, più gli permettiamo di insegnarci tutto quello che serve. -Vedete il mondo in un granello
di sabbia, e il paradiso in un fiore di campo-”.
Natalie Goldberg

martedì 4 dicembre
pomeriggio

l’album di famiglia
Nell’ultimo incontro ho chiesto ai ragazzi di portare una loro foto dal passato (prossimo o remoto purché li rappresentasse) e di spiegarmi perché l’hanno scelta, cosa mette in salvo quella specifica immagine, e di lavorare su di essa fino a costruire un album diario del gruppo che raccoglie il nostro percorso fatto di parole immagini ed oggetti. Alla fine sono nati piccoli racconti simili a barche di carta che galleggiano nel lago della memoria. Ma la lezione ha avuto inizio con una variazione. Ho donato loro bolle di sapone da fare fuori e siamo andati fino al Pantheon riempiendo il cielo di bolle di varie dimensioni. Poi, messi a cerchio sotto il cerchio, abbiamo esercitato la parola come incantesimo. Prima di rientrare in classe abbiamo scritto seduti davanti al
Pantheon, ormai sappiamo che la parola ci appartiene a tal punto da poterla chiamare a raccolta in ogni luogo, tra la gente ed i rumori. Siamo in totale sintonia con noi stessi, tra la mano che scivola sul foglio ed il cuore non c’è più alcuna distanza né ostacolo.
“Sapere che si può scrivere ovunque ci dà un senso di grande autonomia e sicurezza. Se
vogliamo scrivere, alla fine troveremo in tutte le maniere l’opportunità di farlo”.
Natalie Goldberg
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