Ogni primo giovedì di maggio, la festa di San Domenico richiama a Cocullo pellegrini, devoti e turisti, si può dire ormai, da tutto il mondo. I preparativi hanno inizio il 19 marzo, festa di San Giuseppe, quando i serpari di Cocullo danno inizio alla cattura delle serpi. Sono bisce innocue prese appena si svegliano dal letargo. Vengono conservate e alimentate (con topi, lucertole) fino al giorno della festa. La festa inizia con l’arrivo dei pellegrini provenienti dagli altri luoghi di culto del Santo: Lazio, Molise, Campania. Mentre all’interno della chiesa si recitano preghiere al Santo in altri luoghi si prelevano sacchetti di terra da spargere nei campi o da sciogliere nell’acqua e bere per combattere la febbre.
Prima della processione, i serpari esibiscono nella piazza le serpi catturate e le avvolgono al collo dei devoti o dei turisti più coraggiosi. A mezzogiorno in un “mare” di folla, esce dalla chiesa la statua di San Domenico. Su di essa i serpari depositano le loro serpi riproponendo così la sperata conciliazione tra mondo animale e mondo umano. San Domenico, da sempre, rappresenta la figura che è in grade di conciliare questi due mondi.*
Ai lati della statua, due ragazze in costume tradizionale, portano sulla testa i canestri contenenti cinque pani sacri, i cosiddetti “ciambellani”, che, verranno offerti ai portatori del simulacro e dello stendardo.
Dopo la celebrazione, i serpari liberano le serpi riportandole nel punto esatto dove le avevano catturate, restituendole al loro ambiente.

*San Domenico nacque nel 951 nei pressi di Foligno, e morì nel 1031 a Sora. Frate benedettino, fondò Eremi e Conventi in Abruzzo e Lazio. E’ considerato protettore contro la febbre e le tempeste ma anche contro il mal di denti, i morsi di serpenti e lupi. A Cocullo il Santo passò attorno all’anno mille, lasciando un dente molare ed il ferro della sua mula che vengono portati in processione.

(Per maggiori informazioni: www.comune.cocullo.aq.it/festa.asp )
(Le foto di questo servizio sono state realizzate da Andrea Morelli e dal mio caro amico Andrea Martini).


Every first Thursday in May, the feast of St. Dominic in Cocullo recalls pilgrims, devotees and tourists from all over the world. Preparations begin on March 19, the feast of St. Joseph, when the snakers of Cocullo initiate the capture of snakes. Harmless snakes are taken as soon as you wake up from hibernation. Are kept and fed (with mouses, lizards) until the day of the feast. The feast begins with the arrival of pilgrims from other places of Lazio, Molise, Campania where Saint Dominic is celebrated. While inside the church the people recites prayers in other places are taken little bags of earth, which is spread in the fields or to be dissolved in water and drink to fight fever.
Before the procession, the snakers exibit snakes captured in the square and wrap it in the neck of the devotees or the more couragioous tourists.
At noon in a “sea” of people, the statue of St. Dominic goes out of the church. On it, the snakers leave the snakes so repeating the hoped reconciliation between the animal and human world. San Domenico, as always, represents the figure who is able to reconcile these two worlds .*
On either side of the statue, two girls, in traditional costume, carry baskets on their heads containing five sacred bread, the "ciambellani", so called, which will be offered to the bearers of the statue and the man that carries banner.
After the celebration, the snakers release back the snakes in the exact place where they had captured, returning them to their environment.

* St. Dominic was born in 951 near Foligno, and died in 1031 in Sora. Benedictine monk, founded hermitages and monasteries in Abruzzo and Lazio. He is considered a protector against storms and fever but also against the toothache, the bites of snakes and wolves. In Cocullo the Holy passed around the year 1000, leaving a molar tooth and the iron of his mule that are carried in procession.

(For more information: www.comune.cocullo.aq.it / festa.asp)
(Photos of this service were made by Andrea Morelli and my dear friend Andrea Martini).