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the Velvet Plagues - "PENOPLE"

the Velvet Plagues
"PENOPLE"


"Un ritorno alla liturgia del rock, al suono pulito, nitido, senza le contaminazioni degli ultimi venti anni, che i nostri padri non avrebbero voluto, coniugato all'impegno nei testi e all'esaltazione della contraddizione, unico motore del mondo".
Questo il biglietto da visita del nuovo gruppo rock The Velvet Plagues, che esordisce sotto le insegne della Free Bees, casa discografica indipendente, nella cui scuderia troviamo già i Brecton Woods, con il loro rock gallese, intriso delle atmosfere di una terra aspra e selvaggia.

Più morbide le atmosfere dei Velvet Plagues, a cominciare dal titolo del loro album d'esordio, Penople, un titolo dal suono dolce e languido, che evoca assieme complicità ma anche mistero, passione ma anche distacco.

Contraddizioni che ritroviamo anche nella tracklist, a partire da Penople, la storia di un Lui abbandonato al freddo di un'area portuale decadente e che non sa più esprimere le sue parole. La decadenza industriale è una delle costanti del gruppo, quasi a voler sottolineare il declino di un'era che non sarà più. Dopo di noi il nulla, sembrano voler dire i Velvet Plagues.

Un filo, quello delle contraddizioni, che possiamo seguire in Apples to Pigs, dove è lei che si concede e lui che, tormentato e afflitto, non sarà in grado di cogliere il momento lasciando a lei le amare considerazioni finali. Oppure in Where's the park? un brano che ha avuto una gestazione lunghissima, undici anni, e che ancora si rappresenta in un work in progress. Anche A round on the sea pone una contraddizione fra uno degli emblemi della Natura, il mare, e la stanca routine di una domenica pomeriggio. Una contrapposizione atavica che avrà un solo vincitore, il pub più vicino.

"Non tutti i nostri brani scavano nelle contraddizioni" ha dichiarato Andrew J. Popinga, leader del gruppo, in conferenza stampa "vi sono anche figure limpide, chiare, ma lasciando sempre spazio al dubbio, all'incognita. In Bell Tower raccontiamo la storia di un uomo che si ritrova grandi poteri suo malgrado, in Big Angels è una donna ad avere grandi poteri, predestinata. Non farà nulla per sottrarsi al suo destino o per nascondersi, fino al dramma finale, il tempo che passa e che gli farà perdere la sua carica iniziale. Vicende umane come quella di Heavens, una figura di superuomo proiettato nel futuro, icona incompresa dai contemporanei per il suo pensiero blindato, che finirà i suoi giorni in un malinconico, straziante comunicato stampa".

A testi duri ed impegnati i Velvet Plagues fanno corrispondere suoni nitidi e puliti, da accademia del rock: "Abbiamo voluto accentuare il nostro dualismo proprio nella dicotomia fra suoni e testi" spiega Paul T.J. Rincolvati, il chitarrista del gruppo, presentando le sue quattro straordinarie chitarre "il ricorso melodico ai nostri padri degli anni '60 e ai loro straordinari virtuosismi è l'unica strada per distinguersi in un mondo discografico che appiattisce, consuma e getta. In questo, l'ascolto di Fats eater è illuminante: un uomo solo che si identifica con la sua cucina, un tema materiale, che, alla fine di un percorso da antologia del rock, trova dei compagni di strada per concludere una felice simbiosi in un atto catartico, la carbonara".

"Anche la nostra etichetta discografica rappresenta una scelta di qualità" esordisce Sid McQuilly, bassista del gruppo, un grande passato nei Plaza Merchant "la stantia accoppiata -passaggio in TV/promozione sui media- non ci appartiene, abbiamo scelto il web come unico veicolo mediatico della nostra produzione, attraverso siti indipendenti come Facebook, Youtube, Amici e XFactor. Una scelta che abbiamo spiegato anche nel brano che rappresenta il nostro manifesto intellettuale, Barack's Bridge, una breve allegoria di ventidue minuti sui nodi da sciogliere e sulle scelte da fare in quel percorso che ci ostiniamo a chiamare vita".

Come personaggi di Spoon River, i brevi ritratti umani dei Velvet Plagues mostrano una galleria di piccoli uomini e donne: "In realtà sono semidei senza saperlo" a parlare è Claudia Niceball, vocalist del gruppo, un passato nelle Little Whales, le coriste taglia 50, che ha dovuto lasciare per motivi fisici "nel nostro piccolo quotidiano li incrociamo continuamente, una contaminazione continua che lascia una traccia profonda, ma subito coperta da un'altra traccia, un altro incontro. Nei brani di Penople abbiamo fermato questi momenti. In questo è esemplare il brano di Gaspa-t-ko, scrittore anonimo di liriche perverse e magiche, la cui fisionomia traspariva fra le righe. Quando si mostrò al mondo venne subito dimenticato, quel volto non poteva corrispondere a quei versi. Abbiamo fermato la sua traccia e abbiamo cancellato il suo volto."

La fama di duro del gruppo spetta a Luke "Bad" Blinds, il batterista, una lunga serie di reati nel curriculum artistico, nel 2002 si fece arrestare assieme a Dan "Good" Sunny per incidere un singolo assieme a lui, lo pubblicò dopo quattro anni di isolamento e fu un successo: "Non mi interessano i rapporti con voi della stampa, il mio CD lo avrete in omaggio e tanto vi deve bastare. Al pubblico dico solo questo: fate la cosa giusta, scaricate i brani da internet, questo è un maledetto sistema succhiasoldi, cominciate con noi e finite per spendere soldi per gli U2, Springsteen e compagnia cantante. Qualcuno vi dirà che così è giusto e corretto, ma quello non è un vostro amico. Non è così che funzionano le cose, e se funzionano così vuol dire che si sono rotte."

The Velvet Plagues are:
Claudia Niceball - vocals
Andrew J. Popinga - vocals
Paul T.J. Rincolvati - guitars
Sid McQuilly - bass
Luke "Bad" Blinds - drums

Etichetta discografica: Free Bees Records



contacs: liberoapi@gmail.com
© Libero Api 2009


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Penople _ copertina
Penople _ copertina
Penople _ retro
Penople _ retro
Penople _ interno
Penople _ interno
foto ufficiale della band
foto ufficiale della band
the Velvet Plagues - SHOTS
the Velvet Plagues - SHOTS
the Velvet Plagues - BACKSTAGE
the Velvet Plagues - BACKSTAGE